Le collezioni del museo
Sono innumerevoli i musei sparsi in tutti Italia, sia civili che diocesani. Cos'è che rende particolarmente attraente e inconfondibile il Museo Diocesano di Arte Sacra di Feltre? Innanzitutto il contenitore. Si tratta di un palazzo che dalle due torri del XIII secolo è diventato castello, castrum come dicono alcuni documenti dell'epoca, edificato sulla scaglia rossa, una roccia dolomitica che ha guidato poi anche l'allestimento museale. Nel Quattrocento esso si è trasformato in un palazzo veneziano dalle eleganti bifore assumendo poi nel Cinquecento caratteri rinascimentali di regolarità e simmetria. In seguito non solo mancati apporti barocchi e neoclassici. Nel XX secolo ha assunto finalità improprie, al punto che nella prima guerra mondiale ospitò 500 militari e 40 quadrupedi. Un accurato restauro conservativo ha permesso di recuperare in maniera filologica l'intero palazzo come un breve video all'inizio della visita permette di esaminare.
Il Museo si compone di 25 stanze ed espone più di 250 opere. Nel salone iniziale vi è un curioso affresco, datato 1504, con fauni, sfingi, marmi e stemmi, che la critica fin da subito ha attribuito alla scuola di Andrea Mantegna, almeno nella sua progettazione, dal momento che l'artista proprio in quell'anno era presente a Venezia e che il committente, il vescovo Pizzamano era amico del Cardinal Grimani, il cui stemma compare accanto al suo ed era uno dei personaggi più colti del Cinquecento. Un elemento tipico del museo feltrino è il rilievo, comprensibile in un ambiente montano, dato alla scultura in legno, con il vertice assoluto di numerose opere di Andrea Brustolon, definito da Honorè de Balzac "il Michelangelo della scultura in legno". Altro grande protagonista locale e di livello internazionale è Sebastiano Ricci, l'apripista del rococò del Tiepolo, con capolavori dall'intensa luminosità, alcuni provenienti dalla Certosa di Vedana tra i quali vi è una curiosa Madonna con l'infradito! Tra gli altri pittori si può menzionare l'espressionista settecentesco Federico Bencovich, Luca Giordano, Domenico Corvi con “Gedeone e il vello dell'agnello” dalla sorprendente modernità di colore e soprattutto Jacopo Tintoretto con un'opera giovanile firmata “Tentor” e una copia della Comunione degli Apostoli di San Polo a Venezia.
Vera meraviglia del Museo è la sala del tesoro con diverse opere di assoluta rarità, tra le quale il Calice del Diacono Orso, del VI secolo, considerato il più antico calice eucaristico dell'Occidente.
Nelle soffitte, le antiche carceri del palazzo, vi è l'oreficeria sacra. Al piano terra, davanti alle cantine scavate nella roccia, sono presentate testimonianze anteriori all'anno Mille, con iconografia paleocristiana. Interessanti anche le salette del piano terra. In quella detta delle punte di diamante, ci sono le icone, accanto sono esposti ex-voto e tra i protagonisti dell'arte contemporanea Augusto Murer, Arnaldo Pomodoro, Bruno Saetti e Mimmo Paladino.
Nel diario presente nel salone d'ingresso diversi visitatori hanno lasciato le loro impressioni mentre nel sito del museo è possibile vedere anche i riscontri che la critica d'arte ha riservato a questo museo che non pochi definiscono il più bel museo diocesano di arte sacra del Triveneto.